Circhi senza animali
La Toscana si avvia verso un felice cambiamento. Di Elisa Staderini
Fin da piccola ho sempre trovato molto triste l'idea di circo, perché lo associavo agli animali che venivano educati a frustrate... Mi ricordo l'odore acre delle gabbie che si mescolava a quello dolce dello zucchero filato.
Ma le cose stanno finalmente cambiando!
Il Tar della Toscana dice un secco NO ai circhi che utilizzino gli animali come intrattenimento. Dopo il rigetto del ricorso del circo Medrano dello scorso anno, questo febbraio 2019 il Tar ribadisce il divieto rigettando quello del circo Orfei nella città di Lucca.
Anche se ancora non è stato emanato un decreto attuativo per la legge che metterebbe l'Italia al passo con molti paesi dell'Europa, questo è davvero un segnale forte che fa della nostra Toscana, una regione attenta alla salvaguardia degli animali.
È stata data voce a coloro che non possono difendersi dallo sfruttamento e dalla schiavitù e restituito il giusto valore al talento e alle capacità umane degli artisti circensi: l'unica e vera risorsa sono le persone.
Giù le mani dagli animali!
E.Staderini
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Le prime parole
Quali sono le fasi per arrivare ad apprendere il linguaggio? Ne parliamo con il Dott. Pizzoli di Servizi in Zona
I bambini a 1 anno iniziano a dire le prime paroline: “mamma”, ”babbo”, “pappa”, “nonna”.
Non sempre sono paroline pronunciate in modo adulto. Infatti, per parole più complesse, in questa fascia d’età i bambini utilizzano delle semplificazioni fonologiche: diranno “acca” al posti di “acqua”, e via dicendo.
Non bisogna confondere le prime parole effettive (che mai compaiono prima di 1 anno, a volte anche a 1 anno e mezzo) con le vocalizzazioni che il bambino fa tra i 3-5 mesi prima e 8-9 mesi poi.
In queste due fasce temporali che precedono l’anno di età, infatti, il bambino scopre letteralmente la voce. Si accorge di avere dentro di sé uno strumento musicale che può attivare con facilità (strilli, gorgheggi, ecc) e senza muovere un dito questi suoni suscitano reazioni immediate nell’adulto. Diciamo che il bambino capisce l’efficacia di questo mezzo comunicativo e pensa questo: “facendo un semplice gorgheggio la mamma è venuta subito e mi ha risposto con la sua voce, allora io ho fatto un altro gorgheggio e abbiamo iniziato un dialogo di suoni e sorrisi”.
Più o meno potrebbe essere questo quello che passa per la testa di un bambino di 3-5 mesi che inizia ad associare che ad ogni sua produzione vocale corrisponde una reazione immediata dell’adulto.
In realtà a 3-5 mesi il bambino è già in grado di fare più che semplici gorgheggi. Infatti si trova in una fase chiamata lallazione canonica (o babbling canonico) in cui sostanzialmente ripete consonanti e vocali (es: ”nanana..”) proprio per esplorare e allenare l’utilizzo dell’apparato fonatorio.
Dopo, verso gli 8-9 mesi invece si trova nella fase di lallazione variata (babbling variato) in cui le combinazioni di consonanti e vocali sono un po’ più elaborate, e soprattutto il bambino inizia a riprodurre solo le possibilità e le combinazioni sonore della propria lingua madre; come se già iniziasse a prendere un’impronta linguistica specifica (suoni dell’italiano vs suoni del francese, ecc)
Quindi in pochi mesi assistiamo a una graduale “specifizzazione” dei suoni linguistici. Infatti nella fase di lallazione canonica teoricamente il bambino è in grado di poter riprodurre qualsiasi tipo di suono, anche se poi non ha ancora un apparato fonatorio e motorio così sviluppato. In lallazione variata invece diminuisce le proprie capacità ‘imitative’ alle sole possibilità sonore della lingua a cui è stato esposto fino al quel momento.
Quello che è importante capire però è che il bambino, anche se sembra inerte, invece compie un grande lavoro di ascolto, di imitazione, è come una spugna che assorbe tutti i suoni che ruotano intorno a lui.
Per questo è importante che i genitori con lui si relazionino attraverso il suono della voce. Perché il bambino è naturalmente portato ad avere un’attenzione enorme verso la voce dei genitori, proprio perché egli dovrà imparare per semplice imitazione a parlare una lingua.
Perciò potremmo dire che il bambino è sempre con le orecchie tese ad ascoltare, catalogare i suoni, ad esplorare le sue possibilità, a mettere in relazione i suoi vocalizzi e le reazioni del mondo adulto. Il bambino è uno sperimentatore, e quindi come tale non bisogna negargli la possibilità di fare ciò.
Ecco perché è importante vocalizzare con in bambini. In questa prima fase non è così importante ciò che si dice, ma come lo si dice: un tono di voce giocoso, molto variato, proprio per aiutarlo a tenere viva l’attenzione sul suono stesso.
Anche perché più produttiva e variegata sarà la fase di lallazione variata, più il bambino sarà predisposto all’apprendimento del linguaggio vero e proprio.
In sostanza il linguaggio è qualcosa che il bambino impara nella relazione. I genitori non sono insegnanti che spiegano a tavolino la pronuncia di ogni singola parola esistente (altrimenti credo nessuno di noi parlerebbe perché saremmo morti di noia), ma sono genitori. E la cosa migliore che possono fare è dare relazione al bambino. Perché il linguaggio lo si apprende nella relazione duale con imitazione e scambio.
Il tutto sempre in modo giocoso, spontaneo, amorevole. Non deve esserci la finalità di insegnare per forza qualcosa, ma godersi semplicemente lo scambio comunicativo. Il resto lo fa il bambino, noi dobbiamo solo offrirgli il nostro tempo.
a cura del Dott. Elia Pizzolli, Logopedista
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Ma quando arriva il Carnevale?
Se le date cambiano sempre, come fare per sapere quando iniziare a divertirsi?
Le feste di Natale sono appena finite, che già nei supermercati si trova la "Schiacciata alla fiorentina" in vista dell'attesissimo Carnevale... Ma quando inizia davvero questo periodo?
Le date sono diverse ogni anno, come fare a capire quando inizia e quando finisce?
Il Carnevale è fortemente legato alla Pasqua: infatti dopo i festeggiamenti folli del martedi grasso, si passa alla Quaresima con il mercoledì delle Ceneri, durtante la quale si rispetta maggiore sobrietà.
Per questo motivo si parte dalla data di Pasqua, che arriva dopo il primo plenilunio dall'equinozio di primavera, per calcolare quando sarà l'ultima settimana di carnevale.
Dalla domenica di Pasqua, 21 aprile 2019, torniamo indietro di sei settimane: quindi il giovedi grasso sarà il 28 febbraio e il martedi grasso, data ultima, sarà il 5 marzo 2019.
Nel frattempo possiamo iniziare a pensare ai travestimenti e magari a organizzare qualche visita alle sfilate più celebri.
Nella toscanissima Viareggio si inizia dal 9 febbraio, mentre Venezia partirà dal 23 febbraio fino al 5 marzo 2019.
Dunque è quasi arrivata l'ora del divertimento... Anche se in realtà per festeggiare ed essere felici con i nostri figli, è sempre il momento giusto... È la vita che ci chiede di essere allegri!
Intanto ecco qualche ricetta e gioco a tema.
Di Elisa Staderini
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Super frittelle di Carnevale
La ricetta per la merenda della festa
Le frittelle sono le invitate ideali per una super merenda di Carnevale:
Ci servono:
gr. 500 di riso
1 litro di latte
la buccia grattugiata di un limone (o di una arancia, a vostro gusto)
2 uova
4 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di farina
un po' di essenza di vaniglia
olio per friggere
lievito (la famosa mezza bustina)
Prendete un pentolone bello grande, mettete dentro il litro di latte con la buccia di limone o arancia, un pizzico di sale, fate cuocere il riso e toglietelo dal fuoco quando sarà al dente e lasciatelo raffreddare dentro al pentolone.
La ricetta consiglia di mettere del liquore ...
Unite al riso le uova, la farina, lo zucchero, il lievito e l'essenza di vaniglia.
Lasciate il riso a fare un riposino (10 minuti al massimo) e preparate una padella con i bordi alti con olio per friggere. Quando l'olio sarà ben caldo versate l'impasto a cucchiaiate. Quando saranno dorate mettetele su della carta da cucina.
Volete un dettaglio stragoloso? Fatele raffreddare un po' e poi rotolatele nello zucchero…
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I cenci di Carnevale
La ricetta golosa... Pronti a partire?
Pronti per una nuova golosa ricetta fiorentina? Bene, allora grembiule, cappello, e via con...I CENCI!
Questi dolcetti sfiziosi e molto carnevalosi si chiamano così perchè ricordano, per la loro forma, i panni (a Firenze detti anche cenci, appunto) stesi ad asciugare alle finestre.
Ecco qua la nostra lista della spesa:
- 500 gr. di farina bianca tipo oo
- 2 uova
- 2 cucchiai di zucchero
- una scorza di arancia grattugiata
- 1 bicchiere di latte
- 1/2 bustina di lievito per dolci
- zucchero a velo e olio per friggere
Mettete la farina in una bella ciotola spaziosa, poi unite le due uova e mescolate bene.
Grattate la buccia dell'arancia e unitela all'impasto. Poi mettete un bel bicchiere di latte non scaldato, il lievito e continuate a mescolare con forza.
Quando l'impasto sarà diventato un pò durino da lavorare con il mestolo, lavorate bene con le mani, fate una pallina e copritela con un canovaccio da cucina (un
cencio!!) e lasciate riposare per circa 15 minuti.
Ora prendete un matterello e e stendete la pasta; tagliate la sfoglia a striscioline e fate friggere in olio bollente.
Una volta raffreddati cospargeteli di zucchero a velo con l'aiuto con un colino.
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Giochi senza frontiere... in maschera
Sta per partire la sfida di Carnevale... Pronti? Formiamo le squadre!
Per festeggiare il carnevale, perché non organizzare una bella festa in casa?
Ecco qua dei giochi senza frontiere in maschera: si tratta di una serie di prove divertenti in cui i bambini si possono cimentare singolarmente o a gruppi, tipo staffetta. Vince chi - o la squadra - che arriva prima!
Ecco le tre prove da superare:
-Riempire un contenitore vuoto di coriandoli, portandoli solo con le mani, nel più breve tempo possibile;
-Centrare il centro di un cerchio, disegnato a terra, con una stella filante, solo soffiando;
-Passare attraverso una rete di spago, a maglie molto larghe, senza far suonare i campanellini appesi in qualche punto della rete.
Buon divertimento!
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Schiuma colorata
Ecco pronto il gioco laboratorio: basta acqua, sapone e colorante alimentare. Pronti? Viaaaa
Per rallegrare la festa, perché non realizzare un laboratorio anche per i più piccoli per festeggiare tutti i colori del Carnevale?!
Ecco come fare: recuperate un recipiente di plastica grande o piscinetta per neonati, sapone per il bagnetto ed acqua e divertitevi a fare più schiuma possibile. In seguito basterà aggiungere del colore alimentare alla schiuma e renderla quindi di tutti i colori che volete in modo semplice e atossico.
Ecco pronto il laboratorio con il quale bambini di tutte le età possono divertirsi a modellare con le manine la schiuma multicolore, mixarla e spalmarla su formine, secchielli etc.
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Generazioni a confronto
In arrivo il libro gratuito sull'uso e l'abuso del digitale: spunti e indicazioni di media education per genitori e insegnanti che devono confrontarsi tutti i giorni con i minori e la loro "voglia di vivere online".
Viviamo in un’epoca che ci induce all'individualismo, al disinteresse per il prossimo, un inaridimento dell'anima che spesso viene rapita e rinchiusa in un mondo Digitale, a cui accediamo tramite il nostro smartphone, che si trasforma in una sorta di spirito-guida.
Magari è solo una temporanea ubriacatura, dovuta all’eccitazione di vivere esperienze comunicative impensabili fino a pochi anni prima, ma... se così non fosse?
Vincenzo Bianculli, Enrico Bisenzi e Marco Pini, professionisti digital coach e comincatori digitali, sono i tre autori di "Generazioni a confronto", un libro multimediale gratuito dedicato al fenomeno del cyberbullismo.
Questo è il frutto di una ricerca condotta nelle scuole fiorentine durante il 2018. Protagonisti, i bambini e ragazzi che attraverso questionari hanno fornito un quadro per indagare l'uso e l'abuso del digitale dal punto di vista dei ragazzi stessi, dei genitori e degli insegnanti.
Nell'ebook gratuito sono state inserite le vere voci di tre generazioni diverse, per individuare i rapporti diversi con tematiche quali il gioco, la socialità, l'informazione, la scuola e il digitale.
Generazioni a confronto, correlato di audio in free download, cerca di dare così degli spunti di riflessione e delle indicazioni di media education per gli adulti, genitori, insegnanti e formatori che devono confrontarsi tutti i giorni con i minori e la loro "voglia di vivere online".
A questo link è possibile il download del libro nei vari formati disponibili
I tre autori che si rendono disponibili per incontri e presentazioni, fanno sapere che la ricerca andrà avanti nel 2019 con l'edizione 2.0 del loro questionario!
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Cibo-corpo-peso
Cosa si nasconde dietro ai disturbi del comportamento alimentare?
Chi non avrà mangiato più del solito durante le feste natalizie appena trascorse? Rientra nella normalità, nella tradizione... e da gennaio si fanno i conti con la bilancia!
Ma quando il pensiero del peso diventa davvero ossessivo, è proprio quello il problema da trattare o c'è dell'altro sotto?
Ecco una riflessione sul significato del sintomo, a cura della Dott.ssa Sara Silvan, Psicologa.di Servizi in Zona.
Basta sfogliare qualche pagina di una rivista o girovagare sui siti web che saltano fuori parole come dieta, cibo, calorie, peso e, con esse, i disturbi a loro correlati, chiamati come Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
Eppure, nonostante se ne senta parlare così tanto, sugli stessi giornali vediamo scritto: “malata di anoressia muore a 26 anni...pesava 28 kg” (da La Repubblica, 06/09/2018). Ancora un numero è quello che compare sul titolo. Ciò che emerge solo dopo (e non sempre), è la storia e soprattutto la sofferenza atroce di quella vittima che si è lasciata andare alla morte. Come mai continuano ad accadere episodi del genere? Cose succede nella mente di queste persone? E, come mai nessuno riesce a salvarle? Qualcosa non torna.
Andiamo a ritroso cercando di capire cosa sono i disturbi alimentari. I DCA sono le manifestazioni di un disagio profondo che viene espresso attraverso il corpo. I sintomi ruotano attorno al cibo, al corpo e al peso. Proprio per questo spesso i DCA vengono scambiati per malattie dell’appetito: in realtà essi “sono la manifestazione di un disagio difficilmente visibile e comprensibile che coinvolge e sconvolge la sfera psicologica e fisica”.
Pensare in modo ossessivo al “cibo-corpo-peso” diventa un anestetico che permette di non sentire la sofferenza e di non affrontare il problema reale: rappresenta una sorta di auto-cura. La realtà per queste persone è troppo dolorosa per essere vissuta e il sintomo assume quindi il ruolo di fonte sicura con il quale proteggersi.
Alla luce di quest’ottica, la morte fa meno paura rispetto al vivere in quanto quest’ultimo comporta doversi far attraversare da un dolore che, se espresso, non sarebbe contenuto.
Ho sempre pensato che chi si lasciava morire o sceglieva di togliersi la vita, fosse perché odiava la stessa vita ma, ho capito che in realtà le cose stanno in maniera diversa: appoggio coloro che sostengono che chi compie gesti estremi, non è perché odia la vita ma, al contrario, perché l’ama così tanto ed è così affamato di essa, che non si accontenta di viverla mediocremente. Vorrebbe abbracciarla tutta ma, potendola abbracciare solo un po', preferisce non abbracciarla affatto: la logica del tutto/nulla, aspetto cardine sui cui si basa il sintomo.
Coloro che si accaniscono su queste persone cercando di far loro ingurgitare cibo per farle salire di peso considerando solo questo aspetto, andranno sempre e comunque in fallimento perché non è di solo cibo che esse hanno bisogno ma ciò di cui hanno davvero bisogno è di essere abbracciate dal calore di due braccia, di sentire sul viso la tenerezza di una carezza e di un bacio. Ciò di cui hanno bisogno è di “sentirsi a casa da qualche parte” e prendersi per mano sapendo che dall’altra parte c’è qualcuno che le accoglie e le sostiene nel difficile percorso che si chiama VITA.
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Il nuovo skate park
Aperto in zona Isolotto un parco di 500 metri a misura di tutti gli Skater!
Il nuovo parco per tutti gli skaters inaugurato lo scorso 17 novembre, si trova nel grande pratone del Cavalaccio, all’incrocio tra via Simone Martini e via del Perugino, a novecento metri dal cinema multisala.
Un'opera voluta dal basso, perché nata dal desiderio di alcuni ragazzini che due anni fa hanno raccolto centinaia di firme e fatto richiesta al quartiere. E come ogni bella inziativa che si rispetti, è davvero meraviglioso sapere che è stata accolta e realizzata!
Così adesso, questi intraprendenti ragazzi possono davvero cimentarsi in evoluzioni, acrobazie e tricks, e con loro, ogni appassionato della città.
Buon divertimento!
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Salute sessuale: contraccettivi gratuiti per i giovanissimi
Programma di educazione e prevenzione malattie per tutte le ragazze e i ragazzi toscani dai 14 anni in su
Rispetto ai "nostri tempi" oggi i ragazzi sono molto più precoci nella crescita.
Fortunatamente vengono loro impartite lezioni importanti su argomenti delicati come il sesso, che per le nostre generazioni venivano considerate quasi dei tabù.
D'ora in poi i nostri ragazzi saranno supportati dalla Regione Toscana grazie alla distribuzione di contraccettivi gratuiti per tutti i giovani, dai 14 ai 25 anni. Saranno distribuiti nei consultori, negli ambulatori ostetrico-ginecologici e nella rete di farmacie di continuità con la presentazione della prescrizione medica o del piano terapeutico annuale. Tutti, viene chiarito dalla Regione, verranno messi a disposizione gratuitamente, ma sempre con la mediazione di un medico, per informare e rendere più consapevoli i giovani.
Il piano prevede inoltre l’attivazione nelle scuole di programmi per l'educazione alla salute e l'educazione sessuale, campagne informative per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e dell'Hiv, il rafforzamento dei consultori per la contraccezione e la prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanza.
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L’adolescenza
L’adolescenza all’interno del ciclo vitale della famiglia.
Come cambia il sistema "famiglia"quando i figli entrano nell'adolescenza? Le trasformazioni delle dinamiche relazionali a livello individuale e di gruppo.
A cura del Dott. Davide Garau, Psicologo e Psicoterapeuta di Servizi in Zona.
Una cosa che ho sempre pensato, e di cui ho trovato conferma nella mia esperienza lavorativa come psicoterapeuta, è che la famiglia può essere per la persona la fonte delle più grandi gioie e soddisfazioni, ma anche il teatro delle situazioni più difficili, complicate e dolorose che si possano affrontare.
Perché questa apparente duplicità?
Credo che la prima sottolineatura da fare riguardi la definizione stessa delle caratteristiche della famiglia, cioè il suo essere un sistema dinamico in continuo cambiamento, organizzato su più livelli, strettamente interconnessi tra loro.
Ogni elemento del sistema familiare cresce, cambia, evolve nel tempo (e ogni suo cambiamento influenza gli altri membri e, di conseguenza, il sistema nella sua totalità).
Allo stesso modo, anche le relazioni tra i vari membri non rimangono identiche a sé stesse per sempre, ma mutano anche in maniera rapida e sorprendente.
Infine, la famiglia può subire dei cambiamenti dovuti all’ingresso o all’uscita dal sistema di uno o più membri, vedendo così alterata la sua composizione.
Abbiamo così visto che le complesse dinamiche dell’universo familiare si snodano contemporaneamente a livello individuale, interpersonale e di gruppo.
Come se non bastasse, ci sono almeno altri due elementi da considerare:
- la famiglia non è un’entità a sé, separata dall’ambiente socio-culturale che la circonda, ma ne viene invece influenzata (livello sociale).
- in ogni fase della sua esistenza, il sistema emozionale familiare comprende almeno tre o quattro generazioni, per affrontare i diversi compiti evolutivi, adattarsi alle continue trasformazioni e conservare la propria stabilità ed identità nel tempo (livello trigenerazionale).
Nel corso degli anni sono stati proposti vari modelli per illustrare il ciclo vitale della famiglia e descriverne le varie fasi, come quello derivato dai lavori di Hill e Duvall che parla di otto stadi:
- formazione della coppia
- nascita dei figli
- famiglia con figli piccoli
- famiglia con figli in età scolare
- famiglia con figli adolescenti
- uscita dei figli da casa
- famiglia in fase di pensionamento
- famiglia anziana
La cosa fondamentale da notare è che ogni passaggio da una fase ad un’altra prevede l’affrontare ed il superare un evento critico, in modo da permettere all’intero sistema di riorganizzarsi in funzione del nuovo livello di realtà.
Prendiamo come esempio l’ adolescenza.
Mai come in questa fase, l’individuo è sottoposto ad un vero e proprio sconvolgimento: il corpo cambia e questo porta ad un effetto domino che si riflette sulla sua personalità, le sue convinzioni e le sue relazioni.
L’adolescente diventa e si sente così un estraneo: estraneo a sé stesso, perché non si riconosce più nel suo corpo e nel suo vissuto, estraneo agli altri, che lo vedono mettere in discussione ogni idea, regola e consuetudine fino ad allora accettata.
Ma questo processo non riguarda solo l’adolescente: la famiglia, in quanto sistema interconnesso e dinamico ne è profondamente coinvolta, basti pensare alle sensazioni di smarrimento ed incertezza provate dai genitori, spesso travolti dalle spinte trasformative dei figli.
I temi principali sono due: la separazione, intesa come la capacità del sistema – famiglia di sopportare momenti di disgregazione e riorganizzazione, in vista della crescita e dello sviluppo emotivo dei membri e l’appartenenza, cioè la profonda certezza e fiducia per l’adolescente di poter tornare al “porto sicuro”, che è ciò che realmente permette di separarsi e diventare individui.
Un certo livello di ribellione e conflittualità è fisiologico in questa fase e va accettato e compreso.
Ma se questo è vissuto come insostenibile e spaventoso, il sistema familiare si potrebbe mostrare troppo rigido al cambiamento e all’incertezza che questo porta e si potrebbe vedere l’insorgenza di un sintomo come l’unica via percorribile.
Una famiglia può consentire, facilitare ma anche ostacolare e rendere impossibile questo momento di crescita.
Il lavoro dello psicoterapeuta consiste proprio nel ricostruire questi “ponti generazionali” bruciati, per far sì che un passaggio evolutivo cruciale come l’adolescenza sia per tutta la famiglia un’occasione di crescita e non una vera e propria frattura tra genitori e figli.
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Le emozioni dei bambini
Perché è fondamentale riconoscere e convalidare le emozioni dei bambini? Ce lo spiega la Dott.sa Procopio di Servizi in Zona
Una tra le acquisizioni più certe sullo sviluppo umano, dal punto di vista psicologico, è il carattere innato ed universale delle emozioni.
Tutte le emozioni hanno la stessa importanza e non dovrebbero essere considerate positive, negative o più consone alle donne invece che agli uomini.
Per questo è fondamentale, sin dai primi mesi di vita dei bambini, gettare le basi per una loro crescita emotiva che non comprometta l’autostima e li accompagni verso la conoscenza di se stessi e dei propri vissuti.
Quando i bambini si esprimono attraverso dialoghi o disegni, “raccontano” inconsapevolmente paure, preoccupazioni, gioia, entusiasmo che meritano la convalida e l’ascolto attivo dell’adulto di riferimento, in particolare dei genitori poiché non sono ancora in grado di descrivere da soli e con i giusti termini l’emozione provata.
Come può realizzarsi questo?
È auspicabile che gli adulti di riferimento abbiano o vengano aiutati ad avere quanto più possibile consapevolezza delle emozioni del bambino, per riconoscere anche nelle eventuali crisi di collera un momento evolutivo (le emozioni “negative” non passano ignorandole o punendo il bambino, ma quando si riesce a dargli un nome e ad avere comprensione) e aiutarli a sviluppare maggior affettività ed empatia “sintonizzandosi” sul vissuto emotivo dei figli, comprendendoli e mai ridicolizzando o sminuendo le loro emozioni, al di là dei modi in cui queste vengono espresse.
Categorie diagnostiche come ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio ed altre, sebbene utili a creare un linguaggio “universale e condiviso” tra professionisti, non devono far dimenticare o far passare in secondo piano le dinamiche sottostanti al rapporto umano unico e irripetibile che si instaura tra genitori e figli.
Molti di questi esiti derivano proprio dall’aver mascherato, negato e annullato le emozioni del bambino, non convalidandole e di conseguenza non dandogli l’opportunità di esprimerle.
Dott.ssa Barbara Procopio, Psicologa
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Scuola: vorrei che fosse...
Guardiamo i nostri ragazzi alzarsi al mattino per andare a scuola. Cosa notiamo, che sensazioni avvertiamo al loro rientro? Come vorremo che fosse davvero il sistema? Lo abbiamo chiesto a una mamma toscana, Fiorinda Pedone.
“È da ieri sera che mi frulla una domanda nella testa”, racconta Fiorinda Pedone, una mamma che vive in provincia di Arezzo: “la scuola è uno spazio di accoglienza e condivisione di risorse pedagogiche e umane o una caserma di addestramento reclute?”
Fiorinda, insegnante di yoga per bambini, si sente confusa dal nostro sistema scolastico.
“Come mamma faccio fatica a lasciare mia figlia dentro un ambiente che ad oggi riconosco come insalubre, arido e qualche volta anche ostile. Vedere la luce di mia figlia spegnersi dopo pochi giorni di scuola è per me un campanello di allarme che m’invita a soffermarmi e a chiedermi: perché? Vi sembra sano che nelle cinque ore di lezioni ci siano solo dieci minuti di ricreazione in classe, sottolineo in classe, dove i ragazzi possono mangiare un panino, bere un sorso d'acqua e andare a fare pipì? E questo è solo un esempio di preoccupante realtà. Siamo proprio sicuri di fare il bene dei nostri figli quando li accompagniamo a scuola?”
La riflessione di Fiorinda non vuole essere una denuncia offensiva nei confronti di nessuno, ma crediamo che possa essere uno spunto di riflessione per tutti coloro che possono aiutare a "fare meglio".
“In quel piazzale davanti al portone che si apre verso gli studenti per portarli in classe, c'è molto di più di un ragazzo da educare, c'è un’anima da accompagnare verso la crescita, verso l'ascolto di se stesso e la scoperta dei suoi talenti. Un seme nobile da difendere e far germogliare. Un seme che ha bisogno di essere annaffiato da gesti amorevoli e tempi educativi adeguati, da spazi di silenzio e ascolto dove gli sguardi s’incontrano. Da momenti dove l'anelito che spinge è quello di avere studenti curiosi e vivaci e non apatiche figure che subiscono lezioni senza nessuna reale motivazione”.
Spesso noi genitori ci troviamo ad affrontare le sofferenze dei nostri ragazzi che somatizzano le emozioni negative, perché non hanno il permesso a scuola di esprimerle.
“Io non voglio vedere mia figlia somatizzare emozioni perché soffre, ma non può comunicarlo. Non voglio vederla andare a scuola con uno zaino che pesa quasi quanto il peso del suo corpo, non voglio vederla piangere perché ha paura di non farcela ad affrontare le prove che le sono offerte come sfida. Io voglio dire no a tutto questo, perché voglio un sistema scolastico a misura di bambini e ragazzi felici, dove le sfide sono quegli attimi da condividere e superare insieme e la conoscenza si consolida attraverso uno scambio reciproco di visioni, sensazioni, informazioni, che si armonizzano alla necessità del momento. Io voglio una scuola, dove mia figlia possa dire la sua senza il timore di farlo, dove l’insegnante si senta libera/o di offrirsi in tutta la sua creatività senza dover soccombere a programmi obsoleti e sterili, dove il genitore fluisca dentro la fiducia di aver fatto il meglio per il proprio figlio/a, accompagnandolo a scuola.”
Fiorinda Pedone
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I giardini più belli di Firenze
Bentornata primavera. Dopo una così lunga stagione in cui stavamo per trasformarci in esseri dotati di branchie, finalmente è tornato il sole.
Le temperature miti ci chiamano a immergerci sui tappeti di morbide margherite. Ma quali sono i giardini più belli della nostra città? Di Elisa Staderini
I glicini che ricoprono gli archi del parco di Villa Bardini sono davvero uno splendore in questo giardino all'inglese che propone una vista unica su Firenze.
E che dire del Giardino degli Iris? Al piazzale Michelangelo l'apertura come ogni anno è fissata per il 25 aprile e già pregusto la passeggiata in un mare di colori e di profumi per giugnere al meraviglioso laghetto di pace.
Nel frattempo è visitabile il Giardino delle Rose, sempre al piazzale, dove tra le varie specie di rose antichissime, alcune risalenti al 1500, e tra le opere di Folon, si scende in un piccolo giardinetto zen con tanto di angolo riparato dal sole per poterci rilassare e perché no, anche meditare!
Imperdibile il Giardino di Boboli con le sue salite e le sue discese, tra l'incanto di un passato maestoso di Firenze.
E se vogliamo uscire dal centro storico? Direi di fare una sosta al Giardino dell'Orticoltura, luogo pieno di ricordi dei miei giochi di infanzia... qualcuno si ricorda ancora la vecchia Locomotiva? Dal 25 aprile al 1 maggio 2018 sarà aperta la mostra Primaverile dei fiori, a ingresso gratuito.
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Auguri Papà!
Che bello poter festeggiare pienamente i padri, figure fondamentali nella vita dei figli! DI Elisa S.
Spesso si crede che sia la madre ad aver più merito nella creazione e nella crescita dei bambini, ma uomo e donna sono in realtà sullo stesso livello per condividere questa bellissima responsabilità, in pari dignità e rispetto dei ruoli.
Essere padre è un compito importante e delicato. In lui il figlio si riflette come modello, a lui si affida ricercandone protezione e coraggio ma anche gioco e complicità.
Un padre amorevole sa che il proprio figlio ha necessità di venir guidato, ma è altrettanto consapevole che un giorno egli vorrà muoversi da solo nel mondo. Il suo amore andrà quindi a integrare quello della madre se e quando sentirà difficoltà nel lasciarlo andare…
Un padre festoso e aperto è colui che sprizza di gioia per i successi del figlio, ma che sa darsi completamente anche quando arrivano gli insuccessi, senza mai dubitare del pieno potenziale del figlio, incoraggiandolo sempre e sostenendolo nelle sfide.
E allora evviva tutti i babbi perché sanno portare crescita in ogni istante della vita della proprie creature!
L’augurio più grande va a tutti quei papà che ancora però non hanno capito come trovare in sé il vero amore da condividere, quegli uomini che fanno fatica a prendersi cura dei propri figli in molti modi: ritrovate il vostro vero essere, cosi da scegliere un cammino diverso!
Buona festa del papà!
Se ti va, puoi leggere il messaggio di Yogananda per tutti i papà del mondo
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Il voto sono io
È giusto identificarsi con il risultato? Cosa accadrebbe in una scuola senza voti? E se rinunciassimo alla competitività? È più importante primeggiare o rafforzare il proprio valore di essere umano? Di Elisa Staderini
In una società come la nostra, la competitività si impara fin da piccoli, sui banchi di scuola.
Bisogna primeggiare sempre e comunque, il voto a quanto pare è ciò che più conta in classe e fuori. Acquisire sempre più competenze, essere sempre i migliori, puntare solo al successo scolastico.
Ma diciamolo, concentrandosi solo sulla prestazione e sul voto, spesso si rischia di tralasciare quelle doti che fanno di un ragazzino un vero essere umano, a prescindere dal mero risultato.
Anniek Cojean in “ Les mémoires de la Shoah” , Le Monde, nel 1995 racconta che “… I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette”.
La scuola ha il dovere di aiutare gli allievi anzitutto a diventare umani per non creare solo “mostri” educati preparati alla perfezione.
In questo i genitori hanno un ruolo basilare: sono responsabili della felicità dei propri figli, sono loro che hanno il compito di insegnargli l’accesso a quelle risorse emotive di valore e di stima che non coincide assolutamente con il voto che prendono.
Il voto assegnato è la valutazione del compito e non dello studente. Ma per i bambini non è per niente facile distinguere questo fatto, tanto che nella loro mente si fissa la credenza limitante “ il voto sono io”. E basteranno forse appena due o tre compiti in classe per vedersi per sempre come un “quattro”.

Un ragazzo non dovrebbe studiare perché “deve” prendere un bel voto, ma perché gli piace, perché desidera apprendere. Ma a parte rari casi, questo è ciò che accade. Poco importa se in classe ci si annoia e se dopo l’interrogazione ci si dimentica tutto. Quel che conta è portare a casa il voto che mamma e papà dicono serva per diventare grandi di successo.
Una scuola alternativa però già c'è. In Finlandia, paese detentore del miglior sistema educativo mondiale, gli insegnanti tendono a non dare valutazioni negative perché questo rischia di diminuire la motivazione degli allievi e indirettamente di aumentare la disuguaglianza sociale. Qui il focus viene centrato sullo studente e sulle relazioni: si dà più importanza alla responsabilità e alla fiducia che alle verifiche o agli esami.
In una lettera al figlio Hans Albert, il grande Einstein svelva il segreto dello studio: « È questo il modo per imparare di più, quando fai una cosa con talmente tanto divertimento che non ti accorgi del tempo che passa».
Divertimento quindi, ecco il modo per apprendere davvero e con facilità.
E se trovassimo modi divertenti di imparare? E se a questo unissimo una scuola senza voti, cosa accadrebbe? Come potrebbe essere rinunciare a quella competitività che caratterizza l’educazione nel nostro paese? Magari potremo diminuire la voglia di voler prevaricare per forza su tutto e su tutti.
Impariamo piuttosto a sostenere il bambino affinché rafforzi le proprie competenze emotive, di pari passo certo a quelle scolastiche. Perché questo è l’unico modo per assicurargli un futuro in cui sia in grado di elaborare difficoltà e frustrazioni che verranno.
Impegniamoci a insegnare ai nostri figli come sviluppare la consapevolezza di sé, cosi come l’abilità nel trasformare le proprie emozioni negative, oltre che ad accedere a quella sensibilità verso gli altri così da creare rapporti sociali basati sull’empatia.
Questo ci rende davvero esseri umani.
Elisa Staderini
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Piccoli pazienti Ricercatori per un giorno
I piccoli ricoverati al Meyer hanno scoperto globuli e cellule dei tessuti...
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Salute dei bimbi toscani
Osservando i nostri ragazzini possiamo constatare il trend che spinge anche noi verso il triste primato dei nostri compagni d'oltreoceano.
Possibile che ormai 1 bambino toscano su 4 sia in eccesso di peso? Di E. Staderini
Poco più di 3 bambini su 5 fanno una colazione sana e solo 3 su 10 fanno un'attività fisica sufficiente.
Questi i dati dell'indagine toscana di " OKkio alla salute" nata da una collaborazione tra scuola e sanità per raccogliere informazioni sullo stato nutrizionale dei piccoli.
Dai dati statistici raccolti emerge che quando almeno uno dei due genitori è in sovrappeso anche i figli hanno la naturale tendenza ad esserlo. Inoltre i genitori sottostimano il problema, ritenendo che i propri ragazzi non siano in eccesso ponderale.
Ma quali sono le abitudini errate dei nostri figli?
Tra le merende pesanti ricche di grassi e il trascorrere troppo tempo seduti davanti alla tv o videogiochi la situazione va via via peggiorando.
Cosa fare quindi per una crescita sana? OKkio alla SALUTE propone alcuni consigli utili.
- colazione: è il primo pasto della giornata ed è importante. Dovrebbe essere equilibrata per dare energia senza appesantire.
- merenda del mattino: è sufficiente uno yogurt o un frutto. Da consumatrice attenta alle etichette aggiugerei personalmente: da evitare le merendine confezionate e i dolci che oltre ad aumentare la massa grassa abbassano la concetrazione in classe!
- movimento: è importante fare attività fisica ogni giorno. Va bene anche giocare in movimento all'aria aperta e come mamma direi: limitiamo l'uso del divano di salotto!
- tv e videogiochi: un gran divertimento... Ma limitiamolo nell'arco della giornata. OKkio consiglia di non piazzare la tv in camera da letto dei bambini.
- controllare lo stato nutrizionale: rivolgersi al pediatra per un controllo regolare di peso/altezza
- favorire il consumo di acqua. Consiglio da mamma: spingiamo i figli a bere l'acqua che oltre ad eliminare le tossine regala un senso di sazietà, almeno eviteranno di chiederci continuamente snack e caramelline...
- ridurre le bibite e gli zuccheri: le bibite contengono un'alta percentuale di zuccheri. Consiglio da mamma: perché non proponiamo il alternativa una sana spremuta di arance fresche?
Alla luce delle nuove mode, e parlo in prima persona perché se ci fosse un campionato nazionale di chat whatuspp, mio figlio sarebbe campione indiscusso... , non sottovalutiamo queste tendenze di sedentarietà dei nostri figli.
Anche se noi genitori siamo spesso troppo indaffarati per preparare una fettina sottile di pane con l'olio, cerchiamo di non allungare la mano nella credenza delle merendine con troppa facilità. Abbiamo il dovere di aiutarli a crescere in modo sano.
E.Staderini
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La Festa dei Nonni
2 ottobre. "Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli”
Dal 2005 in Italia si festeggiano i nonni ogni 2 ottobre, giorno della festa degli Angeli Custodi.
I nonni... come figure che trasmettono esperienza e valori, accorrono in aiuto delle giovani famiglie proprio come gli Angeli!
I nonni... compagni dell'infanzia, donatori del proprio tempo, custodi amorevoli, insegnanti pazienti e favolosi cantastorie.
Il fiore ufficiale della festa dei nonni è il "nontiscordardimé" o Myosotis.
Secondo la tradizione, la denominazione di "nontiscordardimé" sarebbe legata a una leggenda germanica, secondo la quale Dio stava dando il nome alle piante quando una piantina, ancora senza nome, gridò: "Non ti scordar di me, Dio!" e Dio replicò: "Quello sarà il tuo nome!".
E allora “VIVA I NONNI”, con affetto dedichiamo loro questi bellissimi versi:
"Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli” - A. Haley
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E' tempo di Rificolona: ecco come realizzarla
Di varie forme e materiali, ma anche anti-cerbottana/incendio: segui i semplicissimi tutorial di FsC per costruire la RIFICOLONA FAI DA TE. Di Elisa Staderini
Fiorentini si Cresce crede nella tradizione e nella fantasia dei bambini e allora largo ai piccoli artigiani!
Se non sai come iniziare la tua rificolona qui troverai qualche idea. Buon lavoro
Figure in trasparenza: la rificolona semplice, ma d’effetto
Per costruire questa rificolona ti occorrerà:
cartoncino
forbici
colori
carta velina colorata
colla
lana o spago
canna
candela
 Anzitutto ritaglia una striscia di cartoncino di circa 25 cm per 40 cm.
Dopo piegane un paio di centimetri dall’alto e poi incollalo su se stesso per rendere più solido quello che diventerà l’attacco del manico. Mentre a circa 5 cm dal basso ritaglia una frangia come mostrato in figura a sinistra.
Poi decora il cartoncino come preferisci, puoi usare i pennarelli, le matite, le tempere…
Adesso ritaglia delle forme nel cartoncino: stelle, forme geometriche, animali.
Ora applica sul retro del tuo cartoncino, la carta velina colorata che corprirà le forme ritagliate.
 Poi arrotola il cartoncino su se stesso fino a formare un cilindro, sovrapponendo le frange (vedi figura a destra).
Ritaglia adesso un cerchio di cartoncino di circa 12 cm, e incollalo per coprire il fondo della tua rificolona e renderla più solida alla base.
Fai due buchi nella parte alta della tua rificolona, cosi da farci passare una treccia di lana o di spago, per appenderla ad una canna o un bastoncino, un rametto ecc.
 Infine metti sul fondo un lumino o una candela ma attenzione a non bruciarti per accenderlo e Buona Festa della Rificolona
Palloncino di carta: ti piacerebbe una rificolona dalla forma tondeggiante?
Segui le istruzioni, ti servirà:
palloncino
fil di ferro
forbici
carta velina colorata
colla vinilica
lana o spago
canna
lumino/candela
Anzitutto gonfia un palloncino e posiziona alle due estremità un cerchietto fatto con del fil di ferro.
Poi ritaglia a strisce della carta velina ed incollala con il vinavil sul palloncino e sui cerchi di fil di ferro.
Metti molti strati di carta e colla per rendere la tua rificolona più resistente.
Lascia asciugare il tutto e dopo buca il palloncino. Vedrai che si staccherà bene dalla carta.
 Adesso prendi del fil di ferro, forma una croce cercando di creare al centro un piccolo cerchio dove posizionerai la tua candelina. Inserisci questa croce con il cerchio fermandola ad uno dei cerchi di fil di ferro iniziali.
Per ultimo, intorno al secondo cerchio lega dello spago cosi da poter attaccare la tua bella rificolona ad una canna o ad un bastoncino ed ecco fatto!
Rificolona anti-incendio: Vuoi resistere agli attacchi delle cerbottane? Allora costruisci questa e stupirai i tiratori di stucco!
Materiale:
barattolo di vetro
cartoncino nero
forbici
carta velina colorata
colla
lana o spago
canna
lumino/candela
Disegna delle forme su un cartoncino nero e ritagliale. (stelle, animali... ecc) Poi incolla le tue forme sul barattolo.
Ora rotola il barattolo sulla carta velina fino a ricoprirlo per vedere quanta carta ti occorre. Stai attento: lascia che dalla cima del barattolo ci siano almeno 20 cm di carta in avanzo.
Adesso ritaglia la carta, poi incolla bene tutto il barattolo di vetro, anche il fondo! Ora puoi applicare la carta arrotolandola sul barattolo e ripiegandola sul fondo.
Poi strappa delicatamente la carta in eccesso dalla sommità e con lo spago fai diversi giri intorno al collo del barattolo, fermalo con un nodo e prosegui facendo una cordicella da appendere alla canna.
Infine posiziona il tuo lumino alla base del barattolo e stai sicuro, che quest’anno nessuno brucerà la tua rificolona!
Parola di Fiorentini si Cresce ;-)
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Ona ona ona ma che bella Rificolona
Le origini della festa fiorentina della Rificolona: da dove arriva la parola "Rificolona"? Quando nasce questa tradizione? In più trova gli appuntamenti per le famiglie sul calendario di Fiorentini si Cresce e comincia a festeggiare
L'origine di questa festa risale alla metà del Seicento quando montanari e contadini giungevano a Firenze per festeggiare la natività della Madonna in Santissima Annunziata. Oltre che mossi dal pellegrinaggio, questa festa era l'occasione di vendere la propria merce alla grande fiera mercato cittadina. Per questo motivo partivano di notte dalle campagne rischiarandosi il cammino con lanterne di carta, mentre cantavano laudi alla Vergine.
Arrivavano in città goffi e carichi di ceste. Erano rozzi, gli abiti delle loro donne poi non erano certo eleganti...
I giovani fiorentini, di indole da sempre canzonatoria e irriverente, fecero quindi del 7 settembre un appuntamento imperdibile: stavano ad osservare le forme strane di quei sottanoni ruvidi, i fianchi prominenti e i seni abbondanti delle contadine che diventavano oggetto di scherzi e insulti tanto da morir dal ridere. E tra uno scherzo e una presa in giro le donne divennero le "fierucolone" o "fieruculone" in onore dei loro grossi sederi.
Da qui arriva la parola rificolona che ancora oggi si usa per indicare una donna vestita e truccata in modo eccentrico e vistoso.
Per scegliere l'evento dedicato alla nostra festa tradizionale della rificolona clicca sul calendario di FsC dal 4 all'8 settembre 2018
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Nuovi giochi per tutti a Campi
Al via l'inaugurazione di nuovi giochi inclusivi al parco Iqbal
Dopo la notizia recente di nuovi giardini inclusivi a Sieci, Potassieve, siamo felici nell'apprendere che anche Campi Bisenzio non è a meno.
Il 13 maggio alle ore 11 è prevista l'inaugurazione di Giostrolanda e Multibilico, due nuovi giochi nel parco Iqbal che garantiscono l'accessibilità anche ai bambini diversamente abili.
La solidarietà dell'associazione "Cui I Ragazzi del sole" e l'impegno delle famiglie di Campi che attraverso i mercatini hanno raccolto i fondi, hanno reso possibile l'acquisto e l'installazione di questi giochi affinché si vada verso la città di tutti, ma proprio di tutti, a partire dall'infanzia.
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Giovani dottori all'estero: andata e ritorno
Il Meyer spedisce nel mondo 24 giovani innovatori, contro la fuga di cervelli all’estero... con ritorno!
Quando si parla di Toscana non si può che gioire delle nostre eccellenze.
La Fondazione Meyer ha investito sui giovani per affidarsi alle loro future esperienze in altri Paesi, così da introdurre innovazioni e nuove metodologie proprio a Firenze.
Elena andrà a Londra per approfondire la nutrizione dei bambini con insufficienza intestinale. Giacomo e Sara voleranno a Philadelphia per studiare alcune patologie ritenute incurabili della retina. Alessandra importerà dal Canada migliorie nelle indagini ecografiche ai bambini. In tutto sono 24 giovani, tutti tra under 30 e under 40, che spaziano dalla neurologia alla psicologia, dalla radiologia alla dietetica, dall’allergologia all’immunologia, dalla genetica all’oculistica.
Sono dottorandi, tirocinanti, contrattisti e ricercatori che rappresentano dunque la controtendenza alla fuga dei cervelli.
Il loro compito è acquisire bagaglio di competenze nei vari luoghi d’eccellenza della medicina dei bambini, come Amsterdam, Barcellona, Boston, Cambridge, Londra, New York, Philadelphia, Toronto, e riportarlo a casa nostra.
Buon viaggio ragazzi. Firenze vi aspetta.
Di Elisa Staderini
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Marzo
Calore di marzo.
Vita nova.
Senso profondo di rinchiusa energia sprigionata ora con forza.
La fertile madre mostra al sole timide gemme di speranza.
Come d’ambrosia gli dei
della sua luce si nutrono voraci
per crescere sbocciare
profumi di divina armonia.
Elisa Staderini
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Felicità a tutti i papà!
Se ci ricordiamo di avere un padre durante un giorno dell’anno solare, è bello che sia proprio all’inizio della primavera quando la terra-madre inizia a creare la sua magia. Perché proprio l’energia maschile le dà il via al cambiamento per la rigenerazione della vita e la rinascita. Di E. Staderini
L’energia maschile in questi ultimi tempi sta cambiando, volge il suo essere dalla fiera virilità e potenza, verso un sentire più accogliente e un amore più profondo. Non più dunque il padre-uomo-maschio come l’umanità è abituata a conoscere, ma l’essere amorevole ed indispensabile per il sostentamento di tutte le sue creature, dotato di quella sensibilità che ora sa come prendere dalla madre, della cui essenza si nutre per riflettere all’esterno gli effetti benefici.
Il genere maschile è oggi pronto al risveglio di quell’energia quantica che tanto insegue con la mente scientifica, è pronto a trasferire il suo potenziale riversandolo nell’amore e nell’accudimento. Non si vergogna più del proprio sentire, perché sa che le emozioni sono reali e vive tanto quanto sé stesso. È l’altra metà del cielo, ed insieme alla donna-mamma realizza quell’universo duraturo dentro la sua casa, nel suo cammino, entro quelle mura che finalmente dopo millenni ha iniziato ad abbattere. Non meno forte dunque, ma molto più centrato nello spirito.
Festeggiamo oggi tutti quei padri che sanno cosa significhi l’amore incondizionato per i propri figli, che conoscono la differenza tra la vita ed il possesso, che sanno distinguere il vero dare dall'aspettarsi qualcosa. Perché tutto ciò che si dà comunque cresce, si moltiplica e ci torna indietro elevato all’ennesima potenza.
Allora grazie babbo per la tua forza, per la tua saggezza, per la tua esperienza nel dare insegnamento, amore e libertà di espressione ai tuoi figli.
E noi, pieni di gratitudine per la vita e per te, cresciamo anche grazie a te.
Elisa Staderini
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Giocare è un diritto
Giocare è un diritto per ogni bambino. O almeno così dovrebbe essere nei così detti paesi civili. Pare invece che non proprio tutti i comuni italiani lascino liberi i bambini di divertirsi nei parchi pubblici. Di Elisa Staderini
In alcuni regolamenti urbani vengono mantenuti in vigore addirittura i divieti degli anni trenta che, diciamocelo, puzzano proprio di vecchio!
Quando ho letto che a Finale Ligure c’è il divieto di crossare col pallone in piazza o che a Monteriggioni (Siena) il Comune requisisce i palloni che dai cortili privati rotolano sulla strada pubblica, mi è venuto da ridere, ho pensato ad una candid camera.
In realtà c’è da riflettere proprio sul fatto di poter creare sempre più città, grandi o piccole, che siano a misura di bambino.
Sempre in Toscana, a Livorno non si può arrampicarsi sugli alberi, non si può saltare la corda né rincorrersi e schiamazzare. In provincia di Massa Carrara, a Licciana Nardi è uscito il divieto di giocare a palla con tanto di multa che va dai 40 ai 240 euro, dove viene specificato che saranno ritenuti responsabili trasgressori i genitori di minori.
In Campania, Battipaglia nel 2016 vieta ancora il gioco del tamburello: ma c’è davvero qualcuno che ancora ci gioca? Inoltre non si può giocare a bocce né con i cerchietti. C’è il divieto di pattinare, di giocare a birilli e vige la multa addirittura in lire, dalle sei mila alle venti mila lire! Non sarebbe forse arrivata l’ora di rivedere queste regolamentazioni?
Per fortuna in controtendenza alcune città hanno cancellato tali ridicole quanto obsolete restrizioni. Come Roma, dove il consiglio comunale dei bambini ha decretato modifiche che comprendano il diritto al gioco rispettando la convenzione Onu per l’infanzia, o Genova e Milano.
E anche alcune piccole realtà come le frazioni del Comune di Tagliacozzo in provincia dell’Aquila, dove la Pro Loco ha finanziato le spese per una ventina di cartelli dove si legge: “Attenzione rallentare, in questo paese i bambini giocano ancora per la strada”.
L'infanzia andrebbe cresciuta incentivando la socializzazione nei parchi pubblici e ritengo che lo sbucciarsi un ginocchio per correre, rincorrersi e arrampicarsi sugli alberi, voglia dire ancora crescere bene e in salute, anche in piena era di videogiochi e social.
Voi cosa ne pensate. Vi è mai capitato di trovare qualche divieto al gioco nelle zone intorno a Firenze?
Elisa Staderini
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Il Tar ferma l'incenertire di Firenze
Vittoria per le Mamme No Inceneritore. Vediamo nel dettaglio quali sono i motivi di questo STOP
In un articolo del mese di maggio "C'è ancora speranza per Firenze" vi avevamo illustrato la questione relativa all'inceneritore di Firenze e descritto i comitati cittadini che ne contrastano la realizzazione, come "Mamme no inceneritore", invitandovi alla manifestazione che si sarebbe svolta il 14 dello stesso.
Questo evento ha portato nella nostra città una moltitudine di quasi 20.000 persone, con rappresentanti di comitati da tutta Italia, unite nel dire No all'incenerimento dei rifiuti e Si alle alternative: proponiamo infatti l'applicazione della Strategia Rifiuti Zero e la gestione dei rifiuti urbani attraverso la raccolta porta a porta quali strumenti per eliminare il ricorso alle discariche e agli inceneritori, che incidono negativamente non solo sull'ambiente ma anche sulla nostra salute.
Nonostante la grande mobilitazione non vi è stata da parte delle amministrazioni locali alcuna apertura ad un confronto costruttivo, anzi, in vista delle elezioni amministrative del comune di Sesto F.no, sul cui territorio è prevista la costruzione dell'impianto, i toni si sono ulteriormente inaspriti; in tutto questo, tuttavia, la novità positiva è che attraverso la sensibilizzazione della popolazione e la mobilitazione, ad opera dei comitati, il sindaco neoeletto del comune di Sesto Lorenzo Falchi, non solo è contrario alla realizzazione dell'opera, ma ha sottoscritto il Protocollo Rifiuti Zero alla presenza del suo presidente Rossano Ercolini.
E veniamo a quest'autunno, alle azioni intraprese ad iniziativa di alcune associazioni nazionali, accanto alle realtà cittadine, che si sono concretizzate in due eventi:
il primo riguarda il ricorso al TAR effettuato da Italia Nostra, WWF, Forum Ambientalista e comitati cittadini (cui si è poi unito il Comune di Campi Bisenzio) che il 9 novembre ha accolto due dei ricorsi e in sostanza ha sancito che l'AU (Autorizzazione Unica) per l'inceneritore di rifiuti, ovvero il documento che da il permesso a costruire l'impianto, insieme a tutta una serie di prescrizioni, è annullato con effetto immediato. Con esso sono stati annullati anche i verbali delle conferenze dei servizi che hanno portato a quell'atto e gli atti legati allo stesso; tra questi ci sono anche tutti gli espropri dei terreni necessari alla costruzione dell'inceneritore.
Questo annullamento è dovuto a due motivazioni, fondamentalmente:
1) La Città Metropolitana non aveva il potere di rilasciare l'Autorizzazione Unica in mancanza di uno strumento urbanistico come una variante al piano urbanistico del comune di Sesto Fiorentino o in alternativa un accordo di pianificazione da stipulare sempre con il comune in questione;
2) Non sono stati realizzati i "famosi" boschi della piana da parte della Provincia di Firenze (ora diventata Città Metropolitana), come invece era stato stabilito da protocollo di intesa del 2005 tra la Provincia di Firenze e i Comuni interessati. Nello specifico si subordinava la costruzione dell'inceneritore di Firenze, fonte aggiuntiva di emissione inquinanti, alla realizzazione di un parco di 30 ettari per MITIGARE l'inquinamento già presente nella zona a causa delle altre fonti emissive (traffico,riscaldamento,industria). In questi 11 anni non solo la Città Metropolitana non ha rispettato il vincolo e non ha fatto nessuna azione per procedere con la realizzazione del Parco, ma ha fatto completamente sparire questo vincolo/prescrizione dall'Autorizzazione Unica.
È bene sottolineare che gli elementi del ricorso, non presi in considerazione dal Tar, chiamato a pronunciarsi solo sugli aspetti di carattere amministrativo, non stanno a significare che il tribunale approvi la collocazione dell'opera nè tanto meno gli aspetti sanitari ad essa connessi, che non sono di sua competenza: queste sono letture distorte della sentenza, lette a piu' riprese sulla stampa, che generano confusione e idee non congruenti rispetto alla stessa.
L'altra azione legislativa presentata sempre dalle realtà sopra citate, e anche da Zero Waste Italy, si concretizza in un'esposto alla procura della Corte dei conti della Toscana, il 14 novembre, in merito a un presunto danno erariale a danno delle amministrazioni comunali, a causa dal mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata, da parte dell'ente gestore Quadrifoglio, obiettivi stabiliti stabiliti dalla Ue: l' aggravio di spesa stimato è di 43 milioni di euro e comprende un arco temporale di sette anni ( dal 2008 al 2014).
In quest'azione vi è il caso precedente del comune di Recco, che a partire dalle indagini della magistratura relative ai costi di gestione del servizio e la percentuale bassa di raccolta differenziata, ha determinato un salto di qualità nei risultati raggiunti da parte del gestore, passando dal 28 al 69% in un solo anno; ci auspichiamo pertanto che anche per Firenze e la Città Metropolitana possa innescarsi un processo simile.
Mamme no inceneritore
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Lingua in evoluzione… anche grazie ai bambini?
Nei giorni scorsi siamo stati sommersi dai media che hanno rilanciato la notizia del bimbo “petaloso”. Ma è davvero possibile modificare la lingua italiana anche grazie ai più piccoli? Lo abbiamo chiesto ad alcuni professori e giornalisti per poter disegnare un quadro più completo. Di E. Staderini
Professoressa Grifi, secondo lei un alunno che si inventa un aggettivo per descrivere un fiore, è da considerarsi un piccolo genio o un illetterato ignorante che non segue i dettami imposti dalla lingua italiana?
- Né l’uno, né l’altro in verità. È un bambino di 8 anni. Come tutti i bambini inventa parole perché ancora non le ha imparate tutte e, quando vuole esprimere un pensiero e non trova la parola adatta nel suo piccolo vocabolario, allora la inventa. Non può essere considerato un illetterato ignorante, se no cosa dovremmo dire degli adulti (anche personaggi pubblici) che usano parole improbabili pur avendo una cultura superiore a quella di un bimbo della scuola primaria? Dire che è un genio, però, è altrettanto esagerato visto che sta nella natura dei bambini (e dell’essere umano) giocare di fantasia. Nel caso in questione (bambino che usa il termine “petaloso” per descrivere un fiore), come ha giustamente sottolineato l’Accademia della Crusca nella lettera di risposta alla maestra, il bambino in fondo ha seguito i dettami imposti dalla lingua italiana: ha aggiunto a un sostantivo la desinenza –oso per trasformarlo in aggettivo. Questo lo rende intuitivo, conoscitore delle regole grammaticali, ma non un genio. E certo non sancisce l’esattezza del termine inventato.
Dal punto di vista pedagogico la maestra ha parlato di “errore bello”. Ha valorizzato l’errore. E ha anche colto l’occasione per insegnare ai piccoli discenti come vengono inseriti nuovi termini nel vocabolario chiamando in causa l’Accademia della Crusca. Il valore dell’errore dovrebbe essere una consuetudine pedagogica, qui invece appare come un’eccezione. “Sbagliando si impara” è un modo di dire dimenticato dalla scuola e forse, un poco, anche dai genitori. L’errore è formativo. L’errore ci insegna. Tutti noi, ogni giorno, piccoli e grandi, commettiamo errori. Non per questo è necessario colpevolizzarci, umiliarci. Semplicemente prenderne atto per non ripeterli. La pedagogia e la psicologia impongono la valorizzazione dell’errore anche per evitare di mortificare gli alunni (e causare ansie e blocchi che in qualche modo si associano alla scuola… ne consegue un calo della motivazione, un aumento degli errori… e un circolo vizioso da cui sarà difficile uscire!).
Un altro aspetto importante di cui tenere conto è la fantasia. - Continua l’insegnante di scienze umane Prof.ssa Grifi - Va sempre incoraggiata, purché la distinzione tra realtà e fantasia resti chiara ed evidente, altrimenti crescendo si diventa aridi e anche privi di inventiva, che nella vita invece è molto utile. Creare parole nuove può essere un ottimo esercizio di fantasia, ma essendo consapevoli che non sono termini da usare come se fossero corretti. Non lo dico certo io, ma una persona molto più illustre: Gianni Rodari. Nella sua “Grammatica della fantasia”, in cui raccoglie meravigliosi giochi di invenzione e di scrittura, propone ai bambini di scrivere frasi senza senso dove ci siano parole inventate, suoni e situazioni assurdi. Sfidare la realtà, ma conoscendola. Naturalmente il bambino va guidato in questi percorsi, per non confonderlo. Siamo sempre noi adulti a dover dare il “peso” e la “misura”. Privare i piccoli della fantasia significa privarli delle emozioni positive che vengono incentivate proprio dall’immaginazione quando si affrontano momenti difficili (la speranza deriva da questo processo cognitivo!). -
- Io amo la lingua italiana da quando ero bambina – ci racconta la giornalista e mamma Manuela Plastina - sono sempre stata affascinata dai neologismi, dai modi di dire e dalle loro derivazioni e dal cambiamento del nostro modo di parlare, pur ritenendo che il linguaggio debba essere rispettato nelle sue regole, nei suoi tempi linguistici e nella sua appropriatezza. I bambini hanno la grande capacità di applicare la fantasia alla quotidianità, anche alle più piccole cose. Ed applicarla al linguaggio significa porre attenzione a ciò che si dice. Ritengo sia da lodare un insegnante quando riesce a far riflettere la classe e quando suscita interesse nei confronti della lingua. -
Stesso parere per la ricercatrice al dipartimento di scienza politica e sociologia Alessandra Marilli che ritiene che la maestra in questione dovrebbe costituire un esempio per i colleghi: - ha testimoniato umiltà, ha solleticato la curiosità degli studenti e li ha pure attivati! Davvero fortunati i suoi piccoli alunni! -
Il Prof. di lettere Massimo Mangani, fuori da ogni schiamazzo mediatico ha potuto constatare che la realtà è un po' diversa da come sembra. - La Crusca risponde che la parola in questione sia "ben formata", "bella" e "chiara" e sottolinea che "POTREBBE" diventare una parola del vocabolario italiano. Ovviamente questo messaggio è ben diverso da ciò che i media hanno voluto far passare, e cioè che l'Accademia avrebbe certificato la nascita di un nuovo vocabolo inventato da un bambino!
Quella che avrebbe potuto essere una bella lezione sulla lingua italiana, si è trasformata in una brutta lezione di basso giornalismo ed il messaggio che rischia di passare è che le maestre non devono più permettersi di correggere gli errori dei propri alunni poiché qualunque termine, anche una parola ortograficamente sbagliata, se entrasse nel linguaggio comune diverrebbe corretta. -
Prof.ssa Grifi come può il nostro vocabolario evolvere ed arricchirsi?
- Una parola può essere accolta nel vocabolario solo quando diventa parola d’uso. Le parole sono semplicemente segni convenzionali a cui gli uomini, in accordo tra loro, hanno dato un significato. È l’abitudine ad usarle che le rende note a tutti e le legittima ad entrare nel lessico linguistico. Ecco perché alcune parole straniere, pur avendo il loro corrispettivo nella lingua italiana, vengono usate e accolte nel nostro dizionario. Quindi, sì, la lingua può e deve sempre essere cambiata. Con criterio. Con il tempo. Ma siamo tutti noi a deciderlo. La condivisione crea norma, nel bene e nel male. -
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Sportello Gaia: l'aiuto tempestivo per i bimbi maltrattati
Al Meyer è stato aperto un punto di ascolto per prevenire e far emergere casi sospetti di abusi e maltrattamenti: si chiama Sportello Gaia
I bambini che subiscono maltrattamenti o che assistono a violenze, potranno essere aiutati tempestivamente.
Ogni martedì, dalle 15 alle 18 nell'area attigua al pronto soccorso, pediatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, infermieri e assistenti sociali saranno a disposizione per fornire un supporto necessario.
Sportello Gaia è aperto a tutti: famiglie, cittadini, ma anche professionisti che nell’ambito del loro lavoro possono venire a conoscenza di situazioni d'abuso. Attraverso l’ascolto, in un ambiente anonimo e protetto, gli specialisti dello Sportello Gaia potranno rilevare fattori di rischio e intervenire raccordandosi con le istituzioni giudiziarie e del territorio.
Come rivolgersi allo Sportello Gaia: basta presentarsi tutti i martedì pomeriggio negli orari di apertura dello sportello. Il primo contatto con il nuovo servizio potrà anche avvenire via mail: gaia@meyer.it. Ma gli specialisti possono anche essere raggiunti tramite un recapito telefonico, con un numero appositamente dedicato, disponibile presso l’Urp (055.5662332).
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Videogiochi: la violenza riportata nella realtà
I videogame sono diventati parte integrante della vita dei nostri figli. Ma siamo assolutamente sicuri dei prodotti che usano? Finalmente è stata proposta la legge per tutelare i minorenni e regolamentare le loro scelte
Mentre i nostri genitori giocavano a far finta di fare la guerra con fionde e soldatini di plastica, i nostri ragazzi hanno a dispozione giochi sempre più realistici che li immergono totalmente e per ore in un mondo in grado di incidere davvero sull'educazione e sui loro comportamenti.
I ragazzini, attratti dalla curiosità e dal passaparola dei fratelli più grandi, spesso scelgono giochi non adatti alla loro età. Secondo uno studio del Moige, Movimento Italiano Genitori, 4 minorenni su 10 giocano con videogiochi dedicati a un pubblico adulto!
Finalmente, lo scorso settembre, è stata proposta la nuova legge “Norme a tutela dei minori in materia di diffusione e vendita di videogiochi violenti e/o pornografici” per definire una regolamentazione adeguata.
Dagli studi del Moige emerge infatti che quasi la metà dei minorenni intervistati dichiara di non aver visto nessun avviso sul gioco in cui si consiglia la vendita agli adulti. La nuova legge prevederà quindi l’obbligo di un’informazione chiara per i fruitori minorenni e sanzioni per i trasgressori.
Resta il fatto che non va delegata questa responsabilità solo ai produttori di giochi: è vero che noi genitori siamo sempre occupati da mille faccende, ma dare un'occhiata anche alle attività ricreative dei nostri ragazzi rimane comunque il modo migliore per crescerli in armonia e in sicurezza.
Elisa Staderini
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Natura e bambini
Ricontattiamo le nostre radici durante l'estate. La natura restituisce la tranquillità dopo un inverno troppo denso di impegni
L'inverno caratterizzato da mille impegni svolti in stanze troppo chiuse, è già un ricordo.
Gettiamo via l'agenda dei nostri ragazzi, spesso stracarica, facciamo che godano di tempo libero nella natura.
Il contatto con il verde e con la terra, magari a piedi scalzi, farà accrescere la loro coscienza ambientale e li aiuterà anche a riequilibrare la mente e il fisico.
E' risaputo che il verde sia un potente antistress e che la natura sappia donare serenità. Non di meno, sa regalare una gran voglia di scoperta... la magia di osservare il mondo.
Lasciamo quindi che i ragazzi siano selvatici. Lasciamo che si sporchino sui prati rotolandocisi, che entrino in contatto con insetti e fiori perché la nostra origine è animale, l'istinto alla selvaticità fa parte di noi e per i bambini è del tutto spontanea. E allora, almeno d'estate, togliamo i freni alla loro libertà!
 Se purtroppo manca l'occasione per allontanarci dalla città, proviamo comunque a contattare le nostre radici accogliendo la natura sui balconi.
Provate a creare un orticello insieme ai bambini, prendetevi cura con loro delle piantine. L'occuparsene li aiuterà a sentirsi più indipendenti e più responsabili.
E voi genitori godetevi le loro facce sorridenti e compiaciute mentre lo fanno!
Elisa Staderini
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Il giardino volante
Pistoia si apre ai bambini. È nato un luogo prezioso in cui immergersi nel verde per lasciarsi ispirare dal gioco e dall'arte. Di Elisa Staderini
Di recente inauguazione il Giardino Volante è la nuova area verde che Pistoia offre ai suoi abitanti.
Con questo giardino è stata disegnata una nuova geografia della città pensando ai bambini. Proprio a loro è dedicato lo spazio che riesce a tirare fuori emozioni suscitate dall'arte e dalla natura.
Quattro artisti hanno lasciato qui i loro giochi! Vere e proprie opere d'arte fruibili liberamente da tutti i bambini.
C'è un sentiero su cui scivolare, una piramide da salire, la gabbia da cui scappare, tappeti per viaggiare e il dondolo per ascoltare la storia della città.
Possiamo quindi dire che nel Giardino Volante si esalta il gusto del bello, la passione per il mondo naturale e il piacere della scoperta. Ma sempre privilegiando il corpo, il gioco e l’immaginario.
Giardino Volante
Via degli Armeni 5A, Pistoia
tel. 0573 371819 / 0573 371818
info@ilgiardinovolante.it
Ingresso libero
Orari di apertura:
1 aprile - 30 giugno
Mercoledì, Giovedì, Venerdì: 15-19
Sabato e Domenica: 9-12,30 e 15-19
1 luglio - 15 settembre
Tutti i giorni: 9-12,30 e 15,30-19
16 settembre - 31 marzo
Mercoledì, Giovedì, Venerdì: 14-17,30
Sabato e Domenica: 9-12,30 e 15-17
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Donare il latte è Amore
Donare il tuo nettare di vita aiuta a far crescere sani e forti tanti fratellini di latte del tuo bimbo! Abbiamo intervistato alcune mamme donatrici: ecco il loro contributo e le testimonianze.
Di Elisa Staderini
Il disegno a sinistra è opera di Staino
Allattare il proprio figlio è una tra le esperienze più intense e gratificanti: sviluppa fisicamente il bambino e contribuisce all'instaurarsi di un rapporto intimo e speciale tra la mamma e il piccolo. Si tende a pensare che sia la cosa più naturale del mondo: la mamma partorisce e via! Pronti con il latte. Ma non sempre è così facile e non sempre è altrettanto possibile.
Mentre da una parte ci sono madri fortunate che procedono a tutto gas, esistono spesso situazioni in cui l’allattamento non riesce ad avviarsi. E se fin dalla notte dei tempi sono esistite le balie, qualche motivo ci sarà!
Basti pensare alle numerose intolleranze al latte artificiale o ai bimbi nati prematuri cui manca l’istinto ad attaccarsi al seno: e qui entrano in gioco le mamme donatrici di oggi.
Donare il latte è un gesto semplice che ripaga tante creature. Nella maggioranza dei casi bastano un tiralatte e 10 minuti giornalieri.
Mamma Vera ci racconta che l'unica sua preoccupazione durante l’allattamento e la donazione è di stare attenta a non togliersene mai troppo per non innescare sovrapproduzione e non indebolire il suo organismo. Allattare porta via alla mamma molta energia oltre che elementi essenziali che comunque si reintegrano mangiando tanta più frutta e verdura.
Il bimbo di Francesca non voleva più il latte a soli 3 mesi di vita, lei ci racconta di quanto fosse disperata in quel periodo. E’ stato allora che ha pensato a che peccato fosse sprecare tutto quel nettare di vita e ha cominciato a donarlo.
 Basta quindi contattare la BLU (banca del latte umano) nata l'8/3/1971, la prima banca del latte d'Italia, che dopo opportuni controlli per dichiarare l’idoneità del latte, manda un'operatrice al domicilio della neomamma per lasciarle contenitori sterili da poter riempire.
Ilaria ci racconta che quando ci è passata lei, non sempre ha avuto bisogno del tiralatte che richiede un piccolo impegno per bollirlo ogni volta. Il suo latte semplicemente fuoriusciva facendo pressione sui seni ed allora – ricorda con affetto - si faceva delle belle risate perché assomigliava proprio a una mucca!
La donatrice si occuperà di riempire i contenitori nell'arco di 24 ore con il suo latte eccedente e li conserverà in freezer fino a che l’operatrice passerà a recuperarli per farli pastorizzare e destinare al consumo interno del pediatrico Meyer nella maggioranza dei casi. Mentre una quota, il 20-25% del totale, è richiesta da altre aziende Sanitarie, da altri Ospedali ma anche da privati.
Mamma Eleonora ci ricorda che per i bimbi prematuri il latte materno è fondamentale vista la loro incapacità di digestione del vaccino in polvere e quindi donare il latte materno è Amore. E allora grazie, grazie e ancora grazie alle mamme che con la loro generosità fanno crescere tantii fratellini di latte dei propri figli. Ognuna di queste donne con una propria storia, ma tutte unite nell’esprimere felicità nel donare. Tutte loro hanno un cuore grande cosi! <3
Elisa Staderini
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La scuola scende in piazza
Firenze, 5 maggio 2015 - Il futuro della scuola pubblica italiana ad alto rischio. Ecco quali sono le motivazioni degli insegnanti, dei genitori e degli studenti che scioperano per dire no alla "buona scuola" che tutto sembra, meno che buona!
Ei fu o sarebbe meglio dire essa fu, come Matteo Renzi vorrebbe accadesse alla scuola pubblica italiana.
Oggi 5 maggio gli insegnanti scendono in piazza contro il disegno di legge "la buona scuola" voluto fortemente dal primo ministro Renzi e da Stefania Giannini.
Ma come, chiederete voi, gli insegnanti protestano contro una scuola buona?
Beh, la proposta di legge del governo non costruisce affatto una scuola buona... anzi! Ma quali sono le contestazioni che gli insegnanti muovono contro il disegno di legge del governo?
Prima di tutto la mancata assunzione degli insegnanti precari che da anni svolgono il loro lavoro diligentemente ma non sono mai stati stabilizzati. Il governo Renzi ha inserito la norma sull'assunzione di questi docenti all'interno del disegno di legge, creando così una forma di ricatto per cui, se la legge non passa, automaticamente gli insegnanti non vengono assunti.
Questo è il primo punto fortemente contestato poiché l'assunzione dei docenti precari andava tenuta separata dal disegno di legge, visto che lItalia è già stata condannata dalla Corte Europea. Il rischio che, se questa legge non dovesse arrivare in porto, la Corte emani una nuova condanna nei confronti dell' Italia per le mancate assunzioni è altissimo e Renzi dovrà così spiegare ai contribuenti perché i loro soldi vengono usati per pagare la multa all'Unione Europea (circa 4 milioni di euro).
L'altro punto fortemente contestato è il potere che verrà attribuito ai dirigenti scolastici: infatti nel disegno di legge è previsto che gli insegnanti non vengano più assunti per concorsi nazionali ma vengano chiamati direttamente dai dirigenti scolastici che li sceglieranno da un albo regionale senza alcun criterio oggettivo (i punteggi accumulati negli anni per intendersi). Questo in un paese come l'Italia rischia di creare un clientelismo che metterebbe in seria discussione la libertà d'insegnamento. Ogni tre anni poi i durigenti potranno modificare l'organico delle scuole con buona pace della continuità didattica.
Fortemente in discussione è anche la scomparsa della scuola dell'infanzia del sistema nazionale dell' istruzione: infatti nel disegno di legge si parla di scuole dell'infanzia che "eventualmente" potranno stare all'interno degli istituti comprensivi statali, ma se un dirigente scolastico decidesse di tagliare la scuola dell'infanzia dal proprio Istituto Comprensivo potrebbe farlo tranquillamente lascando un'intera area senza scuola 3-6 anni.
In questo caso potranno pensarci i privati che faranno ovviamente pagare il servuzio alle famiglie.
Per questi motivi noi insegnanti scendiamo in piazza accanto a genitori ed alunni, per chiedere il ritiro del Ddl La Buona Scuola, l'emanazione di un decreto che preveda l'assunzione di tutti i docenti precari come sancito dalla Corte Europea ed il mantenimento della scuola dell'infanzia nel sistema di istruzione nazionale.
Prof. Massimo Mangani
Consiglio direttivo Noi Scuola Firenze
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A come ABA, A come Autismo
Questo breve articolo del Dott. Claudio Bartoloni è rivolto a tutti coloro che, in un modo o in un altro, hanno sentito parlare dell’Analisi Comportamentale Applicata - ABA - con lo scopo di fare luce su cosa realmente sia rispetto all’autismo e sciogliere alcuni dubbi e falsi miti che spesso l’accompagnano
L’ABA è una cura specifica per l’autismo?
Purtroppo no, per due motivi. Il primo è che oggigiorno, nonostante i grossi progressi fatti in ambito scientifico su questo tipo di patologia, la causa scatenante è tuttora sconosciuta, e di conseguenza una cura nel senso medico che si dà a questo termine non esiste.
Basti pensare che attualmente la diagnosi è fatta in base all’osservazione di comportamenti che soddisfano i criteri di riconoscimento di tale disturbo, a differenza di indagini medico-cliniche come nel caso della sindrome di Down.
Il secondo motivo è che l’ABA è l’applicazione a problematiche socialmente significative dei principi scoperti dall’Analisi Sperimentale del Comportamento. Quindi non solo è rivolta ad un ristretto campo clinico come il disturbo autistico bensì a tutto il comportamento umano in ambito lavorativo, sociale, educativo ecc…
Sarebbe più corretto considerarla, quando applicata a problematiche autistiche, come un set di tecniche e principi volti a migliorare aspetti e funzioni della persona minati dalla patologia verso un più corretto e soddisfacente funzionamento nel suo ambiente.
Se oggi l’ABA è diventato sinonimo d’intervento per l’autismo lo deve a radici lontane: è sicuramente il tipo d’intervento con la più lunga storia di studi scientifici a sostegno della sua efficacia alle spalle, a partire dalle prime applicazioni in ambito clinico negli anni 60. Tant’è che, secondo le ultime linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (LG21)” per gli interventi non farmacologici, quelli ritenuti maggiormente efficaci sono tutti basati su tecniche derivate dall’ABA.
In tanti anni di lavoro spesso mi è capitato di sentirmi chiedere da familiari del bambino con disturbo dello spettro autistico come potersi rapportare con lui. La mia risposta è sempre stata: "come vi rapportereste con un bambino senza le sue difficoltà". Questo perché il lavoro svolto con il bambino ha come obiettivo la modifica del comportamento, intesa come miglioramento delle aree in cui ha difficoltà e come decremento di quelle disfunzionali e problematiche, in relazione al suo ambiente naturale.
Se si cambiasse solo l’ambiente in base alle sue difficoltà, non si potrebbe parlare di una reale integrazione e libertà d’espressione, in quanto creeremo una dipendenza da una campana di vetro.
In altre parole, è fondamentale che il bambino impari a vivere e a rapportarsi con gli altri, adulti e non, ed è un suo diritto avere qualcuno qualificato che possa tener conto delle sue difficoltà e aiutarlo a crescere sereno nella sua comunità.
Questo va contro all’idea comune e del tutto errata che l’ABA per bambini con autismo sia solo “un addestramento che crea robottini”.
Un addestramento meccanico e ripetitivo non serve a nessuno, principalmente al bambino. La strada seguita da ogni analista del comportamento è quella di insegnare al bambino con autismo ad imparare dall’ambiente, come ogni altro bambino senza difficoltà e con soddisfazione.
In conclusione, se questo breve articolo vi è sembrato interessante, v’invito ad essere curiosi e ad informarvi su cosa sia veramente l’ABA per l’autismo magari leggendo qualche libro o seguendo qualche seminario.
Chiudo citando un pioniere degli interventi comportamentali sull’autismo, il Dott. Ivar Loovas:
“Se il bambino non impara nel modo in cui stiamo insegnando, dobbiamo trovare un modo migliore per insegnare”. Questo è ancora oggi il principio ispiratore degli analisti del comportamento.
Dott. Claudio Bartoloni
www.comportamentaba.it
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Nativi digitali
Dal cinema alla televisione, dalla televisione al computer: le nostre abitudini cambiano e ci allontanano dalla reale socializzazione, fuori e dentro casa.
Nel giro di vent'anni i computer sono entrati definitivamente nelle nostre abitazioni occupando un posto preciso nei pensieri quotidiani. Soprattutto tra i giovanissimi.
Con la diffusione dei social network e l'opzione dello streaming, sta scomparendo il tradizionale intrattenimento televisivo serale. Ci adattiamo a ritmi che cambiano veloci, trasformandosi in nuovi stili di vita.
E' l'era della comunicazione immediata, che condiziona il nostro tempo. Gli smartphones ci permettono di restare sempre aggiornati su tutto, ovunque.
 E i più piccoli? Ci osservano, prendono esempio da noi e ci seguono in questa simbiosi con i dispositivi tecnologici.
Per la maggior parte dei nostri figli, l'uso quotidiano di tablet e telefonini rientra nella totale normalità. Fanno parte della generazione dei nativi digitali: bambini cresciuti in costante collegamento con la rete che prima di compiere 2 anni, sono capaci di muovere il ditino in modalità touchscreen per far scorrere immagini e visualizzare giochi colorati.
Imparano velocemente a navigare su web, per giocare e soddisfare ogni curiosità…
Ma dove è finito il gioco di gruppo, il piacere dello stare insieme davvero?
Come fargli percepire l'importanza dei momenti di socialità? Sono preziose le occasioni esperienziali e di crescita a tu per tu con i coetanei.
Ma la tecnologia non rappresenta certo, solo rischi di dipendenza e alienazione. Oggi è indispensabile, lo sappiamo bene. Allora il nostro compito di adulti, diventa quello di guidare i figli verso un approccio sano e corretto col web.
Ma per educare ci vogliono delle regole! Oltre a limitarne l'uso, occorre migliorare la qualità del tempo che i ragazzi passano in rete, o alle consolle di giochi elettronici, o sui telefonini per messaggiare.
-Osserviamo e correggiamo la loro postura e la vicinanza al monitor
-controlliamo e filtriamo l'accesso a siti web o ai social networks che possono celare insidie che non sanno gestire in sicurezza
- educhiamoli e incoraggiamoli a fruire del computer solo per necessità scolastiche o per ricerca di informazioni utili. Li aiuterà a raggiungere un atteggiamento attivo, identificando la tecnologia come strumento di lavoro e non solo come occasione di "rilassamento passivo", lontano dalla realtà.
 Restiamogli accanto dunque. Orientiamoli nella navigazione senza lasciarli soli per ore, a esplorare quel mare di informazioni che spesso risultano inadatte.
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Il cibo nella storia di Firenze
Sai chi ha inventato il gelato? E cosa mangiavano gli etruschi? Curiosità culinarie toscane attraverso i secoli. Di Elisa Staderini
Oggi le dispense sono colme di cibo spesso anche proveniente dall'estero. Ma i nostri antenati cosa mangiavano in terra di Toscana?
A tavola al tempo dei romani
Fino alla caduta dell'impero Romano d'Occidente (476), la cucina toscana coincideva con quella romana. Era semplice e modesta e si basava essenzialmente sul pulmentum, (orzo cotto nel brodo), sulla puls (una sorta di polenta a base di farro, miglio e fecola di patate), su pesci, verdure e formaggi. Sulle tavole dei contadini erano presenti zuppe di ortiche, ghiande, lucertole e addirittura - non ci crederete - anche topi! Magari bolliti...
Ai banchetti dei ricchi invece il cibo abbondava di arrosti, cacciagione, pesci e qualche verdura. Certo oggi ci stupiremo del fatto che il tutto venisse servito senza ordine e soprattutto senza l’uso di piatti o di posate: pensate che in Toscana si usava un solo grande bicchiere da vino che serviva per tutti i commensali!
La cucina degli etruschi
 Possiamo affermare che i veri genitori della cucina toscana furono gli Etruschi passati alla storia come popolo di grandi bevitori di vino dediti ai piaceri della mensa. La terra Toscana era molto fertile e produttiva: non mancavano campi di frutteti, legumi e cereali.
Infatti la cucina degli Etruschi si basava sulla minestra di farro, o di lenticchie, di ceci, fave, diffusa sia tra i poveri che tra i ricchi. Si mangiava anche la carne di bovini, ovini, suini oltre che di cacciagione. Questa veniva cucinata alla brace oppure in grandi calderoni di bronzo (ovviamente dai nobili).
A partire dal secolo VII a.C. si hanno testimonianze di produzione dell' olio d'oliva usato principalmente per preparare unguenti e profumi, ma anche nella preparazione dei cibi.
Il vino era molto forte e per questo non poteva essere bevuto pretto, così veniva mescolato all’acqua come era già in uso presso i Greci.
Nella terra di Toscana rimane ancora oggi una connessione con l’antica cucina per l'uso dei cereali: diffusissima e apprezzatissima è infatti la minestra di farro!!
Goloserie alla corte dei Medici
 Ma i nostri avi mangiavano dolci? Il gustosissimo gelato per esempio , quando è nato e chi l'ha inventato?
Sappiamo che l'uso di refrigerare frutta e sostanze dolci (miele) risale agli antichi Romani che potevano attingere alle riserve di neve dalle cime dell’Etna o del Vesuvio per poter preparare gustosi sorbetti. Mescolavano infatti il ghiaccio tritato con il miele e la frutta, creando così una sorta di crema.
Durante il Medioevo, questa dolce abitudine cadde in disuso a causa delle invasioni dei barbari e del grande malcontento che esisteva. 
Successivamente arrivarono gli anni della rinascita delle arti e degli ingegni nella città di Firenze.
Il noto architetto fiorentino Buontalenti che si dilettava in cucina creò in quel periodo fantastici dolci amalgamando una crema con il ghiaccio. Si dice anche abbia inventato la prima macchina per fare il gelato!! E certo non è un caso se ancora oggi trovate nelle gelaterie fiorentine la deliziosa crema buontalenti!
Ecco svelata l'origine del gelato: una prelibatezza nata proprio a Firenze.
Elisa Staderini
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